Molti di noi, prima di partire per le vacanze, cercano in Rete consigli sulle migliori guide turistiche da consultare per il loro viaggio.
Certo, oggi è facile trovare tutto ciò che serve grazie alla straordinaria quantità di informazioni presenti su Internet; ma vi siete mai chiesti quando e dove nasce l’abitudine di sfogliare una guida turistica?
Bisogna tornare indietro di qualche secolo, al tempo di Carlo Magno, quando dalla Spagna giunge la notizia di un importante ritrovamento: il vescovo di Iria Flavia (in Galizia), Teodomiro, scopre la tomba di San Giacomo, l’apostolo che secondo la tradizione ha diffuso il messaggio evangelico nei territori iberici. In poco tempo la notizia si sparge in tutta Europa e dà vita al fenomeno che segna per sempre la storia del mondo occidentale: nasce il cammino dei pellegrini di Santiago de Compostela.
Per nostra fortuna, questi “primi camminatori” si sono preoccupati di mettere a disposizione di tutti le conoscenze acquisite durante il loro viaggio, compilando vere e proprie guide dove hanno inserito suggerimenti utili per compiere questa esperienza in tutta sicurezza.
L’ opera più famosa passata alla storia è sicuramente il Liber Sancti Jacobi (o Codex Calixtinus – Codice di Callisto), un manoscritto del XII secolo, voluto da papa Callisto II, che raccoglie cinque libri.
Il più noto tra questi è proprio il V° libro, La Guida del Pellegrino di Santiago, scritto da un chierico francese.
La Guida descrive i quattro itinerari che i pellegrini percorrevano per attraversare la Francia, raggiungere i Pirenei e passare in Spagna.
Appena entrati in territorio spagnolo, il pellegrino poteva seguire due itinerari: il primo percorso attraversava Roncisvalle, il luogo dove morì Rolando, il valoroso cavaliere di Carlo Magno.
Il secondo percorso passava per Somport d’Aspe e si congiungeva al primo a Puente la Reina, all’altezza di Pamplona…
“Di là una sola via conduce fino a San Giacomo”.
All’interno della Guida del Pellegrino l’autore segnala in modo accurato le diverse città da visitare, descrive i luoghi, le condizioni climatiche e anche i pericoli che il pellegrino rischia di incontrare durante il viaggio: non mancavano, infatti, frequenti assalti da parte di briganti, acqua e cibo scarseggiavano, c’erano traghettatori avidi che approfittavano delle poche risorse economiche dei camminatori e sovraccaricavano le imbarcazioni che spesso si ribaltavano. Per fortuna c’erano sempre le chiese, i luoghi dove erano conservate le spoglie dei Santi, che rappresentavano una fonte di grande conforto per il pellegrino che si trovava così lontano dalla sua casa.
Immaginate quanto doveva essere grande la gioia provata nello scorgere, da lontano, la città di Compostela!
L’ultimo capitolo descrive con grande emozione e ricchezza di particolari questo momento, la bellezza della cattedrale, del Santuario di Compostela e dell’intera città, “la più beata e la più nobile” di tutte le città spagnole.
I pellegrini concludevano il loro cammino arrivando a Finisterre (il confine del mondo sino ad allora conosciuto), dove si spogliavano, facevano il bagno nell’oceano e si rivestivano con vesti bianche. Per testimoniare di aver compiuto il viaggio, e di aver visitato la tomba di San Giacomo, raccoglievano delle conchiglie (capesante) che cucivano sui propri indumenti e che mostravano quando ritornavano in patria.
Da allora la conchiglia è diventata il simbolo del cammino di Santiago.
Secondo la tradizione, la Guida del Pellegrino è considerata la prima guida turistica della storia, che rimane sempre un valido modello e un’importante fonte di ispirazione per le guide turistiche pubblicate ancora oggi.
La guida turistica rimane sempre un utile aiuto ed una grande compagnia per il camminatore che si prepara a scoprire il magnifico paradiso che ci circonda.
Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina
Sant’Agostino
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