La Ruzzola di Pontelandolfo

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Avete mai sentito della Ruzzola di Pontelandolfo? Questa usanza affonda le proprie radici nella tradizione popolare e viene riproposta ogni anno durante il periodo del Carnevale per la gioia di adulti, bambini e produttori di formaggio. Infatti le protagoniste di questa pittoresca manifestazione sono le forme di formaggio che vengono fatte ruzzolare da Piazza Roma fino alla cappella di San Rocco, passando lungo il Viale dell’impero. Cerchiamo di capire meglio come funzioni la Ruzzola del Formaggio e come sia nata molti secoli fa.

Le regole

Le regole della Ruzzola di Pontelandolfo sono le stesse da quando il gioco fu inventato e tutt’oggi devono essere rispettate in maniera integerrima. La sfida è tra due, quattro o sei persone che, partendo da Piazza Roma e passando per il Viale dell’Impero, devono far arrivare la propria forma di formaggio (di peso variabile che va dai 5 Kg ai 18 Kg al massimo) fino alla cappella di San Rocco e farla ritornare al punto di partenza con meno lanci possibili. Ad ogni lancio si segna dove la forma di formaggio si sia fermata e chi abbia effettuato il lancio più corto sarà il primo a tirare nel turno successivo. Ci sono, inoltre, delle terminologie tecniche che spiegano il ruolo di persone ed oggetti  che prendono parte al gioco della Ruzzola:

  • R’ ‘nzavagliatòr : questa persone si riconosce dal fazzoletto legato al ginocchio ed è ,in pratica, l’allenatore del ruzzolatore; egli studia la forma di formaggio che sarà lanciata e la avvolge con la ‘nzavàglia“. Ai fini di una buona ruzzolata, un buono ‘nzavagliatòr è d’obbligo.
  • ‘nzavàgliasi tratta del robusto filo di spago che avvolgerà la forma di formaggio prima del lancio.
  • R’ spròccul’: è un massiccio pezzo di legno che, attaccato alla Rizavàglia completa l’impugnatura della forma di formaggio.
  • T’appènn ‘la pezza: è il “guanto di sfida”, la dichiarazione di gareggiare fatta da uno dei contendenti.
  • Scurt’cà la pezza: questa terminologia ha due significati. Uno equivale alla preparazione della pezza di formaggio, mentre il secondo, allegoricamente, significa “dare filo da torcere all’avversario”.
  • Appèlla: è l’inizio del gioco ed il primo lancio della forma di formaggio, sia all’andata sia al ritorno.
  • La rèsta: è il muro o lo spigolo della casa che delimita i confini del percorso di gioco.
  • R’ tèrmn’:  determina la fine del percorso e della sfida stessa.
  • R’ maccatùr: è un pezzo di stoffa che si lega al polso del giocatore per evitare slogature del polso, scorticamento e per garantire una presa più salda alla ‘nzavàglia.
  • R’ cànt’:indica il lato su cui si appoggia la forma di formaggio all’inizio del gioco.
  • L’ àut: questa è la parte più grossa del formaggio che viene corretta dallo ‘nzavagliator per permettere alla forma di percorrere più strada possibile.
  • R’ lèmt’: è il limite di tre passi di rincorsa concessi al giocatore prima di lanciare il formaggio.
  • Caccià la ‘nzavaglia: indica l’operazione di rimettere sul giusto percorso il pezzo di formaggio che, magari, nel tiro precedente è andato fuori strada.
  • Mpattà: è il pareggio che si verifica quando una squadra vince sul percorso di andata e l’altra sul percorso di ritorno. Se la sfida viene rimandata ad un altro giorno, essa si definisce “Appésa“.
  • Attòrna: si usa quando la forma di formaggio, per la poca forza o per un dislivello, torna indietro.
  • Lelè… a vùia lota: si utilizza per esortare le persone a togliersi di mezzo all’arrivo del formaggio verso la fine del percorso.

Il vincitore della Ruzzola porterà a casa la pezza di formaggio utilizzata dall’avversario.

La leggenda della Ruzzola

In un documento conservato dalla Pro Loco di Pontelandolfo, possiamo leggere di come sia nata l’usanza della Ruzzola e di come essa eserciti ancora lo stesso fascino dopo oltre 6 secoli:

ruzzola-antica

Narra la storia che a Pontelandolfo, c’era una volta un ricco Barone, proprietario di molte masserie e tante terre coltivate, ma anche, in parte, tenute a pascolo d’armenti.Questo barone, amava il gioco. Nel tempo di carnevale era aduso ad andar per cantine ad ingaggiar partite di tressette con chiunque gli capitasse a dar la sfida.
Una sera di carnevale, per l’appunto, si era già fatto tardi e nella taverna si era al lume di candela, quando il barone si attaccò con un suo lavorante, di nome Pasquale, a giocare a tressette.
Pasquale era ritenuto un campione, ma il barone neanche scherzava. Le vincite si distribuirono dapprima equamente da una e dall’altra parte, e l’alea del giuoco andava ad aumentare l’accanimento dei giocatori e di chi li stava a guardare.
Poi, Pasquale, cominciò ad avere fortuna.
Il gioco durò tutta la notte. Alle prime luci dell’alba, il barone aveva perso due masserie e un buon pascolo tenuto a quel tempo ad erba medica.
Il barone era un uomo d’onore e tenne fede ai debiti del gioco, le masserie e il pascolo furono di Pasquale.
Ma le vecchie vacche del Barone della stalla alta, abituate al vecchio pascolo, non ebbero notizia del cambio di proprietà e vennero a pascolare dove, da sempre, avevano più gusto a mangiar erba. Ma il pascolo era ora di Pasquale e lui lo venne a sapere.
Pasquale era un uomo di carattere, non ebbe a tenersi tale affronto: si recò dal Barone all’ osteria del paese, e pretese il suo:
“Le vostre vacche sono scese a pascer la mia erba – disse al Barone – e a me ora tocca parte del formaggio che da loro ne avrete “ .
Il barone reagì alla arrogante richiesta di Pasquale: “Giammai, te lo darò. La terra si che ti spetta ma la prima erba che era là, sul campo, gia prima della vincita, e’ ancor mia!”
Naque la contesa.
Ci furono partigiani per l’una e per l’altra parte. In breve la cosa diventò grossa. I nobili dell’ epoca davan ragione al barone. Gli umili e senza casato furon subito con Pasquale.
Il Barone non si tenne la cosa e una notte mandò un fidato ad appendere una forma di cacio al balcone di Pasquale in segno di sfregio, perché tutti vedessero.
Non poteva finire così e Pasquale non gradi l’omaggio. Ci pensò, ci ripensò e da uomo accorto quale era, non voleva che tutto volgesse al peggio.
Chiamò alcuni amici fidati e mandò, al barone questo messaggio: “Quello che e’ nato dal gioco, nel gioco finisca. Ci vediamo domenica mattina sotto alla piazza della Teglia.
Il Barone non aspettava altro.
Era un uomo forte e preciso e la partita di formaggio fu uno spettacolo che, dicono, non s’è più visto.
Vinse il barone al’ammonte. Al sott pattò Pasquale. Continuò così per tutta la notte e i giorni appresso.
Narra la leggenda che la partita non e’ mai finita e ancor oggi nelle notti di carnevale Pasquale e il Barone continuano la partita di formaggio che non avrà mai fine, fino a quando questo gioco resterà vivo nel cuore, nella mente e nell’anima di chi nasce a Pontelandolfo.
E ogni anno, il gioco si rinnova.
Durante il carnevale i Pontelandolfesi più gagliardi scendono sul viale per emulare le gesta di Pasquale e del barone nell’antica tenzone.

La Ruzzola oggi

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Al giorno d’oggi la Ruzzola di Pontelandolfo è più viva che mai ed il giorno di Carnevale dalle 14:00 alle 18:00, è possibile vedere moltissime forme di formaggio che scorrazzano tra le vie cittadine. Se vi dovesse capitare di trovarvi nelle vicinanze del paese in questo periodo, consigliamo vivamente di fermarsi ad ammirare la disciplina e, se siete abbastanza audaci, chiedere di poter fare una “ruzzolata” con gli abitanti del luogo.

 

 

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